Sono andato con mia figlia a visitare questa mostra e devo dire che ne vale la pena. Molte informazioni (ok, qualcosina non è del tutto corretta) e fruibile da tutti (ok, due-tre cose possono disturbare i più delicati). Mi pare sia su una superficie di circa 1500mq per cui è una visita luuunga, specie se volete seguire il tutto con l’audioguida (noi ci abbiamo messo poco più di 5 ore). Accessibile anche da persone disabili (salvo un 2-3 oggetti disposti un po’ troppo in alto). Sito: https://italmostre.it/serial-killer/
Sono appassionato di true crime. Ma mi vengono i brividi a pensare a questa mostra. Andarci per me sarebbe come riconoscere il valore dei serial killer come autonomo e indipendente, all’americana. Preferisco focalizzarmi sul crimine e le indagini. Non mi piace l’attenzione morbosa che si beccano sti pezzi di merda… scusate. Sono convinto che più li idolatriamo più si materializzi il fenomeno. È esattamente quel tipo di ammirazione che dà ispirazione agli school shooters. Sarei a favore di una damnatio memoriae e un divieto esplicito ai media di menzionare nome, cognome e volto dei bastardi.
Ma non puoi effettuare indagini senza partire dal profilo del criminale (ed è per questo che è nato il Criminal Profiling in America). Non penso che la gente vada per idolatrarli, anche se sinceramente non mi sono posto domande sul perché gli altri fossero lì.
Certo che non ci vanno la per idolatrarli. Infatti non è una critica a chi ci va. Ma forse ai creatori… è come immortalare il loro operato e farli sentire importanti. Cioè letteralmente dedicargli una mostra… mi sembra offensivo alle vittime in primis. E di cattivo gusto. Detto ciò ne conosco parecchi e morbosamente affascinano, ma visto che sono quasi tutti psicopatici antisociali senza remore non vedo perché debbano essere ricordati con nome e cognome e tanto di targhetta celebrativa.
Con mia figlia abbiamo fatto lo stesso ragionamento: alla fine delle vittime non ci si ricorda nemmeno il nome. E forse è questo l’aspetto più brutto di tutti.